Supponiamo di voler utilizzare internet come strumento per la promozione del turismo italiano; proviamo ad immaginare che uno dei nostri politici debba decidere come sfruttare la rete per promuovere il nostro patrimonio culturale e artistico. Indipendentemente dallo schieramento (mai come in questi casi non c’è nessuna differenza tra destra e sinistra) cosa farà il nostro uomo?
La sua primaria preoccupazione sarà quella di avere a disposizione il budget più grande possibile, il suo obiettivo sarà avere una quantità faraonica di denaro da spendere. deciderà lui in prima persona come dovrà essere sviluppato il progetto, un bel sito con i migliori server e i migliori contenuti.
Peccato che così è molto difficile riuscire a fare un progetto di successo e italia.it è l’ennesimo monumento ai disastri che la nostra classe politica è in grado di fare.
I soldi a disposizione erano sicuramente troppi ma quel progetto è nato sbagliato fin dalle sue fondamenta.
Nel web ci si lamenta spesso dello spreco di denaro pubblico, io credo che il danno maggiore in realtà sia quello indiretto, sia per l’occasione mancata di portare un po’ di turisti in Italia ma soprattutto perchè dopo una simile catastrofe difficilmente verrà mai più realizzato qualcosa per sfruttare il web e promuovere il turismo.
La mia idea è molto semplice: banalmente quel sito non doveva nemmeno essere fatto. La cosa più importante, i contenuti, dovevano essere messi a disposizione di tutti i webmaster e rilasciati con una licenza (possibilmente GNU) in modo da renderli utilizzabili da tutti.
Lo stato avrebbe messo a disposizione di tutti i webmaster del mondo guide di viaggio, elenchi di alberghi e di luoghi di cultura aggiornati con orari, costi di ingresso, informazioni su prevendite e prenotazioni, accessibilità ai disabili … sarebbero nate decine di migliaia di siti pieni di informazioni sull’Italia.
L’unico uso intelligente del dominio italia.it sarebbe stato con una wiki con tutte le guide d’italia, ampliato e fatto crescere da italiani e turisti di tutto il mondo.
In Italia invece si fa l’esatto contrario. Le guide pubblicate dalle APT hanno più copyright dei software Microsoft, si tiene tutto rigorosamente chiuso …
avevamo un’opportunità, l’ennesima, e l’abbiamo bruciata.
italia-wiki.com (con il suo omologo in lingua inglese italy-wiki) è un esempio di quello che poteva essere fatto: i contenuti sono utilizzabili liberamente, anche a scopo di lucro. Chiunque utilizzerà i testi contenuti all’interno di italia-wiki si impegna però a lasciare a sua volta la stessa possibilità a chi vorrà utilizzare i contenuti del nuovo sito e a riconoscere la paternità di tutto il materiale. Vedremo se funzionerà, di sicuro il ministero dei beni culturali partiva leggermente avvantaggiato: senza parlare di budget infatti poteva avere accesso alla mole enorme di dati che apt, regioni e provincie hanno e (ancora una volta) piombano con pesantissimi copyright.
Non capisco, davvero. Gli editori di quelle guide sono i cittadini italiani quindi, se proprio copyright deve esserci, dovrebbe essere di tutti gli italiani …